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In una Pietroburgo lontana dai fasti descritti da Gogol' e Dostoevskij, attraversata dai segni di un drammatico decadimento civile e morale, un capitano militare a riposo si aggira per gli uffici amministrativi esigendo pagamenti e avviando rumorose conversazioni mondane. Solo la curiosità di un cronista, la cui mente è "una collezione di documenti umani, di rare e strane manifestazioni dello spirito e dell'anima", darà il via a un serrato duello psicologico, fino a rivelare dietro l'apparenza di un innocuo soldato ubriacone i misteri di un'identità spaventosa quanto straordinaria. In questo racconto scritto nel 1906, all'indomani della difficile guerra contro il Giappone, Kuprin tratteggia con mirabile maestria una vicenda che dall'umorismo sfocia nel giallo, condensando il colore della grande tradizione narrativa russa in una sferzante, amara critica sociale.